Beep Beep.
Quante volte abbiamo sentito quel suono inconfondibile mentre Willy il Coyote metteva in scena l’ennesimo piano, puntualmente destinato al fallimento?
Beep Beep non è uno struzzo, come molti potrebbero pensare, ma un corridore della strada maggiore, ovvero il Geococcyx californianus, un uccello della famiglia dei cuculi noto per il suo piumaggio marrone scuro e la straordinaria capacità di spostarsi velocemente nel deserto del sud-ovest degli Stati Uniti.
Oltre a essere una presenza fissa nei cartoni animati dei Looney Tunes, il nostro Beep Beep è stato anche protagonista di un videogioco che ha segnato un’epoca.
Il mito di Beep Beep e Willy il Coyote

Il personaggio di Beep Beep nasce dalla mente dei creatori Warner Bros come incarnazione della velocità e dell’invincibilità, un essere inafferrabile che sopravvive grazie all’ingenuità di chi lo insegue.
Willy il Coyote è l’antieroe perfetto: metodico, ostinato, sempre vittima dei propri piani e dei prodotti ACME.
Ma cosa significa ACME in Willy il Coyote? Il termine, spesso interpretato come acronimo di “A Company that Makes Everything”, è in realtà una parodia delle aziende generiche americane che vendevano qualsiasi cosa, spesso con risultati disastrosi.
Beep Beep, oltre ad essere la nemesi del Coyote, è una creatura reale. Il Geococcyx californianus non si nutre solo di granaglie, ma è anche un predatore capace di cacciare lucertole e serpenti, bocconcini prelibati che gli permettono di mantenere la sua incredibile velocità.
Il suo corteggiamento è un rituale affascinante, fatto di inseguimenti e offerte di cibo, una danza che riflette la sua natura veloce e inafferrabile.
Roadrunner: quando Beep Beep e Willy il Coyote divennero un videogioco
Nel 1985, in piena epoca arcade, la Atari decise di trasformare l’eterna lotta tra il coyote e il suo piumato antagonista in un videogioco.
“Roadrunner” portava sui cabinati e successivamente sulle console domestiche l’adrenalina degli inseguimenti desertici.
Il gioco arcade vantava una grafica colorata e una giocabilità che metteva alla prova i riflessi dei giocatori: nei panni di Beep Beep bisognava evitare gli attacchi di Willy, raccogliere semi e superare livelli sempre più difficili.
Le conversioni per home computer e console permisero a un pubblico più ampio di cimentarsi con il gioco.
“Roadrunner” uscì su piattaforme mitiche come Amstrad CPC, Atari 2600, Atari ST, Commodore 64, MS-DOS, ZX Spectrum e NES.
La sensazione di poter sfuggire alle grinfie del Coyote con un guizzo fulmineo riproduceva la stessa magia dei cartoni animati Warner Bros, portando nelle case un pezzo di quell’universo animato che riempiva le nostre giornate tra una trasmissione e l’altra delle reti private.
L’epoca delle cassette e dei floppy
Ma giocare a “Roadrunner” non era immediato come oggi. Chiunque abbia avuto un home computer negli anni ‘80 ricorda i minuti interminabili di attesa per il caricamento delle cassette.
Il nastro scorreva lentamente, il lettore emetteva suoni elettronici alienanti, e alla fine, se tutto andava bene, il gioco partiva.
I più fortunati avevano i floppy, che riducevano i tempi di caricamento e davano un’aura di ricchezza invidiabile.
I giochi si trovavano in edicola, tra le riviste specializzate o si scambiavano con gli amici, magari ottenendo una copia su cassetta pirata con una copertina disegnata a mano.
A Cesena c’era una software house leggendaria, L’Asteroide, che custodiva veri e propri tesori nascosti annotati in quadernoni scritti a penna, dove i programmatori annotavano tempi di caricamento e prezzi.
Ogni gioco era un mondo da scoprire, ogni titolo un’avventura su cui sognare, lasciandoci fantasticare sulla grafica e dinamica dei videogames.
Un’eredità che non ha perso il suo sprint

Oggi Beep Beep e Willy il Coyote restano icone pop immortali. I diritti sui loro personaggi continuano a essere sfruttati dalla Warner Bros, che ha tentato più volte di riportarli al cinema, in particolare con l’ultimo chiacchieratissimo progetto “Coyote Vs Acme”, un film che, tra mille vicissitudini, dovrebbe vedere la luce nei prossimi anni.
Il vero lascito di Roadrunner trascende le avventure digitali di un vecchio gioco arcade: è l’eco di un’epoca in cui i programmi si caricavano con pazienza, ma la fantasia sfrecciava veloce, lasciando una scia indelebile nella memoria di chi osava sognare. Dove andiamo noi, non c’è bisogno di wi-fi…