Immaginate l’Italia nei vivaci anni Ottanta. Nelle discoteche rimbombano i synth della new wave e nei festival canori il pubblico si scalda sotto luci al neon. In questo caleidoscopio musicale e culturale spicca una figura femminile dalla chioma bionda e dallo sguardo magnetico: Patty Pravo, la cantante che già dalla fine dei Sixties aveva sconvolto e incantato il pubblico con la sua voce sensuale e il suo spirito ribelle.
La “ragazza del Piper” degli anni ’60 è ora una donna matura che continua a reinventarsi, ponte vivente fra la dolce vita italiana e il rock internazionale, sempre fedele a sé stessa e al suo mito personale.
La sua vita sembra tratta da un romanzo, tanto è stata densa di esperienze fuori dal comune: dalle hit internazionali, agli anni vissuti in America alle notti folli insieme a leggende del rock come Jimi Hendrix e i Rolling Stones.
Patty Pravo ha attraversato tutto senza mai conoscere la noia, vivendo sempre al massimo e trasformando la propria esistenza in un’opera d’arte vivente.
La sua voce ha regalato al mondo brani entrati nell’immaginario collettivo come La bambola, Pazza idea, Ragazzo triste o Pensiero stupendo, canzoni intramontabili che ancora oggi risuonano nella memoria di diverse generazioni.
Patty Pravo negli anni ’80: pigramente diva
Gli anni ’80 per Patty Pravo sono stati un crocevia di luci al neon, amori vorticosi e scommesse artistiche.
La cantante che aveva sedotto l’Italia con La bambola e Pazza idea non era più soltanto “l’icona del Piper”, ma una creatura mutante, capace di incarnare l’estetica cangiante del decennio.
Mentre il mondo correva verso il futuro tra sintetizzatori e giacche con le spalline, Patty continuava a muoversi come un’entità parallela: elegante e scandalosa, lirica e punk, sempre a un passo dal precipizio e sempre perfettamente in equilibrio.
Il cuore pulsante degli anni ’80 di Patty non era solo internazionale: era anche profondamente veneziano. Nei pomeriggi in laguna, tra un bicchiere di vino bianco e un ricordo, poteva ancora capitare che parlasse di Peggy Guggenheim come di una vecchia zia eccentrica che ti racconta storie in una casa-museo piena di fantasmi benevoli.
Quella miscela di alta cultura e disincanto da strada era il suo marchio di fabbrica: riusciva a stare a suo agio sia tra le sculture di Marino Marini sia in un locale fumoso alle tre del mattino.
Eppure, dietro la patina dorata, c’era anche la Patty delle contraddizioni: arresti lampo, scandali, fughe improvvise, e una costante reinvenzione di sé stessa.
Come certe protagoniste dei romanzi di Ballard, sembrava alimentarsi della propria instabilità, trovando nella vertigine la condizione naturale per creare.
Gli anni ’80 per lei non sono stati soltanto un capitolo: sono stati un’intera cattedrale barocca, costruita con pezzi di specchio, vinili graffiati e vestiti cuciti su misura per una diva che non ha mai smesso di essere, nel bene e nel male, Patty Pravo.
L’intervista su Musica Più
Proprio rovistando nei vecchi archivi di una rivista musicale, la fanzine di nicchia anni ’80 Musica Più – o meglio, spulciando un numero polveroso recuperato con pazienza su eBay – ho scovato una fantomatica intervista a Patty Pravo firmata da un giornalista musicale dall’altrettanto improbabile nome: Leo Bomba.
Leo è un cronista dalla penna visionaria (lo stesso che ci ha guidati in un precedente viaggio immaginario nella discografia degli Smiths) e afferma di aver parlato a lungo con Patty Pravo in quel favoloso decennio, ripercorrendo insieme a lei ricordi, eccessi e canzoni.
In questo sogno chiamato anni ’80 riportato su carta, emergono anche alcune domande scottanti – quelle curiosità che ancora oggi molti fan si pongono.
Preparatevi a immergervi in questo dialogo tra musica, memorie e libertà. Preparatevi a scoprire (o riscoprire) lo spirito indomito di un’icona che ha sempre giocato secondo le proprie regole, senza rimpianti e senza filtri.
Leo Bomba: Patty, nella tua nuova canzone dici di aver “provato tutto”. Guardandoti indietro, davvero non c’è nulla che non hai sperimentato nella vita?
Patty Pravo: Obiettivamente ho vissuto intensamente, è vero. Ho provato tante cose, ma non mi pento di nulla – rifarei tutto! Del resto, la noia non so nemmeno cosa sia. Ogni esperienza, dalle più luminose alle più estreme, mi ha resa quella che sono. E se c’è ancora qualcosa che non ho provato, beh, spero di essere ancora sorpresa dal futuro… sono sempre aperta a nuove avventure.
Leo Bomba: Negli anni la tua carriera ti ha portata in giro per il mondo, persino oltreoceano. Hai vissuto anni in America e hai frequentato personaggi leggendari. Com’erano davvero quei momenti, tra i pomeriggi a casa di Peggy Guggenheim e le notti con star come Jimi Hendrix o i Rolling Stones?
Patty Pravo: Erano momenti magici e sregolati al tempo stesso. Da bambina andavo davvero a fare i compiti a casa di Peggy Guggenheim – era un’amica di famiglia, gentilissima con me, e nel suo giardino respiravo arte e libertà. Più tardi, durante la mia fase “americana”, ho vissuto per due anni al celebre Chateau Marmont di Los Angeles – un posto dove poteva capitare di incontrare una rockstar in corridoio ogni notte! Con Jimi Hendrix ricordo lunghe nottate a parlare di musica e vita fino all’alba, magari dopo aver improvvisato qualche accordo in hotel. Dei Rolling Stones che dire… sono pazzi e adorabili. Una volta a Londra mi sono ritrovata a cantare “Wild Horses” in un after-party con Keith Richards che strimpellava la chitarra: momenti così ti restano nel cuore. Insomma, ho avuto il privilegio di tuffarmi in quell’atmosfera bohémien e rock che pochi hanno vissuto. Era la mia normalità di allora: un giorno sorseggiavo tè con una collezionista d’arte come Peggy, il giorno dopo ballavo fino all’alba nei club con delle leggende della musica.
Leo Bomba: Hai menzionato esperienze estreme… In effetti non sono mancati gli eccessi e anche qualche guaio. Si parla spesso del tuo rapporto con le sostanze. Dillo sinceramente: che droghe usava Patty Pravo?
Patty Pravo: [Patty sorride maliziosamente] Di tutto, di più… Scherzi a parte, da giovane qualcosa ho sperimentato, sì. Diciamo che le droghe le ho provate un po’ tutte, tranne la cocaina – quella mai, mi è sempre stata antipatica. Negli anni ’70 certi ambienti erano fatti così, la trasgressione era all’ordine del giorno e io non mi tiravo indietro. Però ho anche saputo fermarmi in tempo: a un certo punto ho detto basta. In fondo mi diverte di più restare lucida e godermi lo spettacolo della vita senza filtri chimici. Certo, qualche strascico c’è stato: pensa che negli anni ’90 mi hanno perfino arrestata, ingiustamente per possesso di hashish. Ho fatto tre notti in carcere – una specie di vacanza forzata! – e le altre detenute mi cantavano Ragazzo triste dalla mattina alla sera per tirarmi su il morale. Una scena quasi da film.
Leo Bomba: Tra le tue vicende personali, una delle più chiacchierate fu la storia d’amore con Riccardo Fogli, all’epoca frontman dei Pooh. La gente ancora si domanda: perché si sono lasciati Patty Pravo e Riccardo Fogli?
Patty Pravo: [Patty sospira con un sorriso enigmatico] Riccardo ed io stavamo benissimo insieme e ci siamo davvero divertiti. Eravamo giovani, belli e spensierati… ma la fedeltà non è mai stata il mio forte, diciamo così. In parole povere, è finita perché non sono una ragazza molto fedele – su questo punto sono sempre stata onesta! D’altronde il nostro matrimonio (celebrato con rito celtico in Scozia, figurati) è stato intenso ma breve. Quanto al famoso abbandono dei Pooh, sfatiamo un mito: non l’ha fatto “per colpa mia”. Probabilmente Ricky sentiva il bisogno di cambiare vita e provarci da solista, e ha preso la sua strada. Io in realtà avrei preferito che restasse con la band – adoro i Pooh! – ma ognuno deve seguire il proprio istinto. Ci siamo voluti bene, poi ognuno è andato oltre. Nessun rimpianto neanche lì.
Leo Bomba: La tua immagine è sempre stata in primo piano, Patty. Sei un’icona di stile e hai fatto della bellezza parte del tuo personaggio. Ti chiedo senza giri di parole quello che molti curiosi vorrebbero sapere: Patty Pravo ha mai fatto la chirurgia estetica?
Patty Pravo: Ti dirò la verità, anche perché non ho problemi ad ammetterla: no, non ho mai rifatto nulla. Il mio viso è quello che vedi. Certo, qualche aiutino leggero me lo concedo: una punturina ogni tanto, un po’ di laser, buone creme… Insomma, manutenzione ordinaria! Ma chirurgia estetica vera e propria mai. Faccio al massimo le iniezioncine, ma il lifting no – ci vogliono due mesi per riprendersi, figurati se ho tempo di stare tutta fasciata per settimane. Preferisco avere qualche ruga in più piuttosto che perdere la mia espressività. Poi ho i miei trucchi: basta sapersi mettere nella luce giusta e a 70 anni puoi ancora sembrare una bambola… [ride] In ogni caso, credo che la vera trasgressione sia mostrarsi per ciò che si è davvero, senza paura del tempo che passa. E io non ho paura di niente, men che meno di qualche ruga.
E allora eccoci qui, alla fine di questa corsa in moto senza casco dentro la testa e la voce di Patty Pravo. Sì, certo, potrei dirvi che questa intervista a Patty Pravo è la verità nuda e cruda, trascritta parola per parola. Potrei. Ma non lo farò.
Perché forse Leo Bomba non è mai esistito e forse Musica Più era solo un foglio ciclostilato che girava in un paio di cantine umide di Bologna.
Quindi sì: l’intervista probabilmente me la sono inventata, ma almeno le fonti… erano reali: Vogue Italia, Corriere della Sera, Dire.it, Vanity Fair, Radio 105.