Nel panorama dell’animazione giapponese degli anni settanta, un nome si staglia con forza iconica tra raggi fotonici e battaglie spaziali: Goldrake Atlas UFO Robot.
Più di una semplice serie mecha, Goldrake è stato un fenomeno culturale, un ponte tra il Giappone e l’Italia, tra la fantascienza e l’immaginario collettivo di un’intera generazione.
I suoi personaggi non erano solo ingranaggi narrativi, ma archetipi complessi, tragici, umani.
Questa guida è un viaggio tra gli eroi e i villain che hanno reso UFO Robot Goldrake una delle serie mecha più iconiche di sempre.
Mazinga Z, Grande Mazinga e Goldrake: cronologia e arrivo in Italia

In Giappone, Mazinga Z è il primo a vedere la luce (1972), seguito da Il Grande Mazinga (1974) e infine UFO Robot Grendizer (Goldrake) nel 1975.
Questi anime, tutti ideati da Gō Nagai, rappresentano un’evoluzione nella narrazione mecha: da robot guidati da eroi impulsivi a macchine inserite in trame più cupe e articolate.
In Italia, invece, il primo ad arrivare fu proprio UFO Robot Goldrake, trasmesso per la prima volta il 4 aprile 1978 sulla Rete 2.
Da lì esplose il fenomeno. Solo successivamente giunsero Mazinga Z e Il Grande Mazinga, generando confusione nei giovanissimi spettatori italiani, che iniziarono a chiedersi: Mazinga Z e Goldrake sono la stessa cosa? La risposta è no: pur appartenendo allo stesso universo narrativo e condividendo alcuni personaggi (come il Professor Procton, derivazione italiana del Professor Umon), Goldrake è una storia autonoma, più matura e malinconica.
Actarus / Duke Fleed: il protagonista

Actarus, nome italiano di Duke Fleed, è il principe alieno fuggito dal pianeta Fleed dopo l’invasione delle forze di Vega. Rifugiatosi sulla Terra, vive sotto le mentite spoglie di un terrestre, ma il senso di colpa, il trauma della guerra e il desiderio di pace lo rendono un eroe atipico.
Non un guerriero baldanzoso, ma un sopravvissuto dalla personalità complessa, portatore di un dolore sordo che emerge in ogni sua scelta.
La sua doppia identità tra principe e pilota, tra alieno e terrestre, è l’emblema della complessità della serie.
Alcor / Koji Kabuto

Già protagonista di Mazinga Z, in Goldrake Alcor è un comprimario dalla forte carica dinamica.
Inizialmente geloso di Actarus, si evolve in un alleato leale, pronto al sacrificio. Il suo spirito combattivo e impulsivo rappresenta il contraltare dell’eroismo silenzioso di Duke.
Venusia / Hikaru Makiba

Chi è la fidanzata di Goldrake? Molti pensano subito a Venusia. Figlia del fattore Rigel, Venusia inizia come figura comica, ma si trasforma in una combattente a bordo del Delfino Spaziale.
Il suo legame con Actarus cresce lentamente, con delicatezza, tra sguardi malinconici e silenzi pieni di significato.
Pur non essendo mai ufficialmente “la fidanzata”, è il suo amore più vicino.
Maria Grace Fleed

Sorella di Actarus, introdotta in seguito, Maria è una delle personaggi femminili più interessanti della serie.
Il suo arrivo segna una svolta narrativa importante: reduce dalle devastazioni inflitte al pianeta Fleed, Maria è animata da un desiderio di vendetta che la rende inizialmente impulsiva e poco incline alla mediazione.
Fiera, vendicativa, ma anche sensibile e fortemente idealista, rappresenta il lato più combattivo e meno rassegnato del trauma condiviso con il fratello.
Il suo rapporto con Actarus non è mai idilliaco: i due condividono un affetto profondo ma divergono spesso sul modo di affrontare i nemici.
Il passato oscuro che la tormenta alimenta un senso di giustizia radicale, che la porta a scontrarsi anche con gli alleati.
Maria porta nella squadra non solo nuove capacità di battaglia, ma anche una tensione drammatica che arricchisce la serie di nuove sfumature psicologiche e morali.
Procton / Professor Umon

Figura paterna e scienziato, il Professor Procton guida il Centro Ricerche Spaziali. Pur essendo umano, comprende il dolore di Actarus e si fa carico della protezione della Terra. In lui convivono logica e compassione, scienza e umanità.
I cattivi di Goldrake: re Vega, Gandal, Zuril, Hydargos

Quali sono i personaggi cattivi in Goldrake?
- A capo degli invasori c’è Re Vega, entità misteriosa e remota, più un simbolo di oppressione che una figura tangibile;
- Gandal è sdoppiato con Lady Gandal, rappresentando un conflitto interno tra istinto e ragione;
- Zuril è l’archetipo del traditore intelligente, ossessionato dalla vittoria;
- Hydargos è il militare fanatico, spesso ridicolizzato, ma comunque letale.
In Goldrake non sono cattivi monodimensionali, bensì pedine di un sistema imperialista, vittime e carnefici insieme, segno della trama più articolata del previsto per un cartone animato dell’epoca.
Merchandise e oggetti del desiderio

Negli anni settanta e ottanta, l’esplosione del fenomeno Goldrake generò un’ondata di gadget oggi diventati feticci da collezione. Tra questi…
- Il gioco da tavolo con percorso e pedine di cartone
- I proiettori manuali con immagini fisse da ruotare a mano
- Le astronavi in plastica che lanciavano il Goldrake a molla
- Le cicche lunghissime e durissime, accompagnate da tatuaggi temporanei con i personaggi
- I trasferelli, simbolo di un’epoca in cui bastava una monetina per cambiare il pomeriggio
- Il robot gigante in plastica, spesso dotato di pugni sparanti e adesivi che si staccavano dopo due giorni
Questi oggetti oggi raccontano una storia, un tempo, un mondo in cui Goldrake era ovunque.
Le sigle di Goldrake: canzoni di culto, musicisti dietro un mito
In Italia, la prima sigla di UFO Robot cantata da Actarus (alias di Alessio Colombini) diventò un autentico fenomeno pop.
“Ufo Robot, Ufo Robot, si trasforma in un razzo missile…” non era solo un jingle: era parte di un rituale collettivo che anticipava l’inizio di ogni nuova avventura di Goldrake, una formula magica cantata da milioni di bambini in tutta Italia.
La seconda sigla, Il ritorno di Goldrake, meno martellante ma più orchestrale, aggiungeva un tono epico e solenne, quasi a indicare che ormai il robot e il suo pilota erano entrati nella leggenda.
Entrambe le canzoni facevano leva su orchestrazioni potenti, testi enfatici e un uso del linguaggio eroico che andava ben oltre il semplice contorno musicale.
Le sigle di Goldrake erano porte d’ingresso emozionali all’universo della serie, capaci di evocare stupore, emozione, e una promessa di battaglie spaziali e valori assoluti.
Non erano semplici canzoni: erano inni, veicoli sonori di un’identità narrativa e simbolica, che ancora oggi risuona con forza in chiunque abbia vissuto quell’epoca.
Chi c’era dietro le sigle: Actarus, Vince Tempera e Shooting Star
Il progetto musicale delle sigle fu opera di un collettivo di musicisti e autori di primissimo livello. Il nome Actarus era lo pseudonimo scelto per il gruppo musicale composto da:
- Vince Tempera alle tastiere e agli arrangiamenti
- Ares Tavolazzi al basso
- Massimo Luca alla chitarra
- Ellade Bandini alla batteria
- René Mantegna alle percussioni
- Voci di Michel Tadini, Fabio Concato e Dominique Regazzoni
- Cori diretti da Paola Orlandi
La celebre sigla iniziale “Ufo Robot“, con testo di Luigi Albertelli e musica di Tempera e Tavolazzi, divenne un caso discografico: vendette oltre un milione di copie, fu certificata Disco d’Oro e arrivò al quarto posto in classifica, tra i 20 brani più venduti in Italia nel 1978.
Sul lato B del disco c’era “Shooting Star“, la sigla di chiusura, dal tono più malinconico e rarefatto ma altrettanto efficace.
L’approccio orchestrale e rockeggiante di Vince Tempera conferì una dignità musicale rara per una serie animata, facendo delle sigle italiane di Goldrake un esempio unico e duraturo nel tempo.
I film di Goldrake
Goldrake è anche protagonista di alcuni film animati prodotti in Giappone tra il 1975 e il 1977, durante l’apice del successo dei super robot.
Tra i più noti ricordiamo La grande battaglia dei dischi volanti (Grendizer, Getter Robot G, Great Mazinger: Kakusei! Daiginga Daisensō) e Goldrake contro il Grande Mazinga (Grendizer tai Great Mazinger).
Questi film, distribuiti nelle sale cinematografiche nipponiche, erano spesso realizzati come lungometraggi promozionali, con animazioni più curate e un tono epico.
Non sempre risultano coerenti con la serie TV: presentano differenze nei design dei personaggi, nella continuity e nel destino di alcuni protagonisti. Per questo vengono considerati spesso dei “what if” o dei veri e propri universi alternativi.
Nonostante ciò, la loro importanza è duplice: da un lato testimoniano l’espansione transmediale del mito di Goldrake, dall’altro rappresentano un laboratorio sperimentale per Toei Animation, che testava formule narrative e visive da portare poi in serie future.
Oggi questi film sono oggetti di culto, rieditati in home video e analizzati come tasselli fondamentali per comprendere la diffusione del fenomeno Goldrake negli anni settanta e ottanta.
Similitudini con Gekiganger3
Chi ha visto Gekiganger3 all’interno della serie Martian Successor Nadesico sa che si tratta di una parodia e al contempo un sentito omaggio ai super robot classici come Mazinga e soprattutto Getta Robot, vera fonte d’ispirazione primaria per il tono, la struttura e i mecha design.
Tuttavia, non mancano chiari riferimenti anche a Goldrake, in particolare per quanto riguarda l’enfasi sui valori assoluti di giustizia e sacrificio eroico.
Le similitudini tra Gekiganger3 e Goldrake emergono con forza nell’episodio dedicato al personaggio di Aquamarine, in cui il protagonista idealista deve affrontare il peso delle proprie responsabilità in modo solitario e quasi messianico sacrificando il suo amore, richiamando la figura tormentata di Actarus.
Anche in Gekiganger3 troviamo un’astronave madre, armi segrete, trasformazioni spettacolari e musiche eroiche, ma soprattutto uno spirito naïf e una carica simbolica che riecheggiano fortemente l’impatto emotivo che UFO Robot Goldrake portò negli anni settanta, contribuendo a formare l’immaginario di almeno due generazioni di spettatori.
Sono solo featurette?
UFO Robot Goldrake non è solo un anime: è come se Orson Welles avesse riscritto la Guerra dei Mondi per bambini cresciuti a pane, Kiss e cartoni animati violenti.
Goldrake è un’opera di fantascienza che ha mescolato le urla di Ozzy Osbourne con i silenzi alieni di Duke Fleed, tra estetica glam e tragedia greca.
La complessità dei suoi personaggi, i loro conflitti esistenziali, l’ambiguità degli antagonisti (che sembrano usciti da un sogno di H.R. Giger dopato di Rambaldi) anticipano in qualche modo la scrittura disillusa di Vince Gilligan: ognuno ha un motivo, ognuno mente e nessuno è salvo.
Goldrake non è roba per bambini fragili. Goldrake è l’ultimo baluardo prima del cinismo televisivo: una preghiera lanciata nello spazio con la forma di un razzo missile.
Oggi, rivederlo non è consolatorio: è terapeutico. Una puntata di Goldrake ti fa ricordare chi eri prima che il mondo ti chiedesse di diventare qualcos’altro, non necessariamente Duke Fleed.