Ci sono canzoni che diventano colonna sonora di un’epoca, e poi ci sono brani come Take on Me degli A-ha, che diventano colonna vertebrale della cultura pop.
Un falsetto impossibile, un video che ha fatto scuola e una frase enigmatica: “Take on me”. Un comando? Una preghiera? Un invito al rischio?
Nel 1985 era un lampo di romanticismo sintetico, oggi è un classico che vive di mille vite: remixato, reinterpretato, inserito in film, serie TV, videogiochi, pubblicità.
Ma cosa significa davvero la canzone Take on Me? Chi era la ragazza del celebre video? E perché gli A-ha dichiararono in diretta TV che i Beatles… li trovavano insopportabili?
Take On Me – Il brano, il testo e il suo significato

Nata nel 1984 con il titolo Lesson One, Take on Me fu il frutto di una lunga gestazione. Gli A-ha, trio norvegese formato da Morten Harket, Magne Furuholmen e Pål Waaktaar-Savoy, iniziarono a lavorare al brano durante i primi tentativi di affermarsi nel Regno Unito.
La primissima versione di Take On Me passò inosservata, ma già conteneva in embrione quell’intuizione melodica irresistibile che avrebbe fatto la storia.
Il gruppo non si arrese. Tornarono in studio, modificarono gli arrangiamenti e soprattutto affidarono la produzione al musicista e produttore Alan Tarney, che ne potenziò la struttura pop e arricchì il tappeto sonoro con synth più fluidi, bassi definiti e una batteria elettronica ipnotica.
Il risultato fu la versione definitiva del 1985, pubblicata come singolo trainante dell’album Hunting High and Low.
Il brano raggiunse il primo posto nella Billboard Hot 100 americana e rimase nella top 10 di 36 paesi. Ma Take on Me non è solo un successo commerciale: è un perfetto equilibrio tra forma e sostanza.
Il testo di Take On Me è una dichiarazione d’amore lacerata tra urgenza e insicurezza, tipica della giovinezza, ma resa universale dalla voce angelica e potente di Harket, che raggiunge note altissime con apparente naturalezza.
“Talking away / I don’t know what / I’m to say I’ll say it anyway” sono i versi d’apertura. Un’ammissione di confusione e vulnerabilità. Ma c’è anche determinazione: “I’ll be coming for your love, okay?”
Il ritornello è uno dei più riconoscibili degli anni ’80:
Take on me (take on me)
Take me on (take on me)
I’ll be gone
In a day or two
È un’implorazione, ma anche un atto di sfida. “Take on me” ha un significato volutamente ambiguo: può essere letto come accettami nella tua vita, ma anche mettimi alla prova, prendimi per come sono, o persino affronta ciò che rappresento per te.
Il brano si muove tra il desiderio di connessione e la paura del rifiuto. L’urgenza del tempo che passa e la precarietà dell’amore giovane sono incapsulate in quell’enigmatico “I’ll be gone in a day or two”, che può suggerire tanto la fuga quanto la morte simbolica dell’innamoramento. Una sorta di carpe diem in chiave synth-pop.
Take on Me è anche una canzone che mostra quanto il pop, quando ben scritto, possa farsi carico di domande esistenziali senza mai smettere di farci ballare.
Parlare a vanvera
Non so cosa
Dire, lo dirò comunque
Oggi è un altro giorno per trovarti
Che ti ritrai
Verrò a cercare il tuo amore, va bene?
Il titolo stesso “Take on Me” può significare molte cose: accettami, affrontami, assumiti il rischio di me. La polisemia è parte del fascino.
Il testo di Take On Me degli A-Ha
We’re talking away
I don’t know what I’m to say
I’ll say it anyway
Today is another day to find you
Shyin’ away
Oh, I’ll be comin’ for your love, okayTake on me
(Take on me)
Take me on
(Take on me)
I’ll be gone
In a day or twoSo needless to say
I’m odds and ends
But I’ll be stumblin’ away
Slowly learnin’ that life is okay
Say after me
It’s no better to be safe than sorryTake on me
(Take on me)
Take me on
(Take on me)
I’ll be gone
In a day or twoAll the things that you say, yeah
Is it life or just to play my worries away?
You’re all the things I’ve got to remember
You’re shyin’ away
I’ll be comin’ for you anywayTake on me
(Take on me)
Il video di Take on me e i suoi primati
Diretto da Steve Barron nel 1985, il videoclip di Take on Me rappresenta una pietra miliare dell’animazione musicale.
La tecnica impiegata, il rotoscopio, prevedeva la sovrapposizione di disegni animati su riprese dal vivo.
Ogni fotogramma veniva ridisegnato a mano per creare un effetto ibrido tra realtà e illustrazione: un processo che richiese oltre 3.000 disegni e 16 settimane di lavoro intensivo.
I responsabili dell’animazione furono Michael Patterson e Candace Reckinger, allora giovani studenti di animazione sperimentale, che portarono nel videoclip una sensibilità artistica molto diversa rispetto ai videoclip pop standard dell’epoca.
La protagonista femminile del video di Take On Me è Bunty Bailey, attrice e ballerina britannica, all’epoca fidanzata di Morten Harket.
Il video narra la storia di una ragazza che legge un fumetto in un bar e viene risucchiata al suo interno, dove incontra un giovane disegnatore – interpretato da Harket – che tenta di salvarla da una realtà ostile.
In una delle sequenze più celebri, lui stesso deve fuggire da uomini armati all’interno delle vignette.
Il videoclip di Take On Me non solo amplificò la forza emotiva del brano, ma rivoluzionò l’intero concetto di narrazione visuale nella musica pop. Barron mescolò influenze che andavano dai fumetti noir agli esperimenti di animazione europea, creando un’estetica unica che ancora oggi viene imitata e citata.
Il confine tra mondo reale e mondo immaginato – tema centrale anche nel testo – venne reso visivamente con una precisione poetica che trasformò il videoclip in una forma d’arte a sé stante.
Riconoscimenti ottenuti dal video di Take On Me:
- 6 premi agli MTV Video Music Awards 1986;
- Oltre 2 miliardi di visualizzazioni su YouTube (primo video degli anni ’80 a raggiungere il miliardo);
- Citato tra i videoclip più innovativi della storia del pop.
Take On Me e Cultura pop: apparizioni nei media
Take on Me è diventata parte integrante della cultura pop globale, con apparizioni numerose, variegate e a volte sorprendenti in diversi ambiti della comunicazione e dell’intrattenimento.
La melodia riconoscibile di Take On Me e il suo video iconico ne fanno una delle canzoni più facilmente citabili degli anni ’80, utilizzata per evocare nostalgia, romanticismo o ironia sia in contesti narrativi che pubblicitari.
Nel tempo, Take On Me è diventata un vero e proprio motivo universale, spesso impiegato per sottolineare passaggi temporali, viaggi tra dimensioni (proprio come nel videoclip) o semplicemente per omaggiare l’estetica retrò. Di seguito una selezione delle sue apparizioni più emblematiche:
Serie TV:
- Family Guy;
- Stranger Things;
- Supergirl;
- Melrose Place;
- Private Practice;
- South Park;
- Glee.
Film:
- Ready Player One (2018);
- La La Land (2016) – interpretata da D.A. Wallach;
- Deadpool 2 (2018);
- Bumblebee (2024).
Videogiochi:
- The Last of Us Part II (2020) – cantata da Ellie in versione acustica;
- Just Dance (2015);
- Metal Gear Solid V – cassettina segreta nel gioco.
Pubblicità:
- Volkswagen (2013);
- Coca-Cola (con Halsey, 2022);
- Spot di banche italiane con cover soft nel 2010.
Le cover più celebri di Take On Me
Take On Me è stato reinterpretato in moltissimi stili musicali, attraversando decenni, generi e lingue.
Ogni cover ha contribuito a rinnovarne il significato, mantenendolo sempre vivo nel tempo.
Di seguito alcune delle reinterpretazioni più significative, con contesto e stile:
- Reel Big Fish (1998): versione ska-punk ironica e scatenata, divenuta celebre grazie al film BASEketball. La band americana conferisce al brano un’energia da party college;
- Captain Jack (1996): remix eurodance dal ritmo accelerato, simbolo dell’ondata techno-pop tedesca anni ’90;
- A1 (2000): boyband britannico-norvegese che ha portato il brano al n.1 in UK, con arrangiamento pop radiofonico molto fedele all’originale ma aggiornato all’epoca;
- Kygo feat. Morten Harket (2015): versione tropical-house creata dal DJ norvegese, che ha coinvolto lo stesso Harket alla voce, celebrando il trentennale del brano;
- Weezer (2019): contenuta nell’album The Teal Album, la band americana propone una cover fedele ma dal sapore indie-rock, con videoclip girato in stile retrò e attori di Stranger Things;
- Vision Divine (2002): band metal sinfonico italiana, che ha rivisitato il brano con assoli di chitarra, doppia cassa e atmosfere epiche;
- Mägo de Oz (2006): gruppo folk-metal spagnolo, che ha inserito flauti, violini e strumenti medievali in una versione completamente trasformata e cantata in spagnolo;
- Tongo (2020): controverso cantante peruviano diventato virale per le sue cover “surrealiste” in inglese maccheronico, diventata meme sui social;
- Anni B Sweet (2010): cantautrice spagnola, ha realizzato una versione acustica molto dolce, utilizzata in spot pubblicitari e scene romantiche di film europei;
- A-ha MTV Unplugged (2017): versione intima e malinconica del trio stesso, registrata live in Norvegia per celebrare il ritorno sulla scena acustica.
Queste reinterpretazioni dimostrano quanto Take on Me sia una canzone duttile, capace di assumere ogni volta una nuova forma e un nuovo tono, senza mai perdere la sua anima.
Red Ronnie, Be-Bop-A-Lula e lo sberleffo ai Beatles

Nella trasmissione Be-Bop-A-Lula, in onda su Italia 1 negli anni ’80, Red Ronnie chiese a vari artisti internazionali di parlare dell’influenza dei Beatles. Tutti li osannarono. Tutti tranne un gruppo: gli A-ha. Con distacco nordico e una punta di snobismo synth-pop, dissero candidamente: “I Beatles ci fanno schifo”.
La frase fece scalpore, ma sottolineò l’indipendenza stilistica del trio norvegese, non intenzionato a inserirsi nel canone britannico della nostalgia.
Esistono connessioni tra Take on Me e Godzilla?
A prima vista, Take on Me degli A-ha e il kaiju più famoso del cinema giapponese sembrerebbero appartenere a universi completamente diversi. Tuttavia, alcune connessioni culturali e simboliche esistono, seppur sottili:
- Estetica con disegno a mano: il video di Take on Me utilizza il rotoscopio per creare un mondo animato, proprio come molti film giapponesi degli anni ’80, inclusi quelli di animazione che omaggiavano Godzilla o ne reinterpretavano l’immaginario;
- Anni ’80, cultura pop globale: il 1985 è anche l’anno in cui esce The Return of Godzilla, reboot della saga originale. Entrambe le opere riflettono il clima tecnologico, romantico e distopico del decennio;
- Presenza condivisa nei remix e nei mashup: su YouTube esistono diversi video fan-made in cui Take on Me viene montato su scene di Godzilla (come la sequenza di Godzilla: King of the Monsters), spesso in chiave ironica o nostalgica.
Non esiste, dunque, una connessione ufficiale, ma Take on Me e Godzilla condividono oggi lo status di icone trasversali, capaci di viaggiare tra generi, formati e generazioni.
More Than Synth
Take on Me non è solo un brano synth-pop anni ’80: è un esperimento visivo, un gesto romantico, un’opera d’arte popolare. Ha attraversato generazioni, piattaforme, linguaggi, lasciando un segno ovunque.
Il significato di Take On Me è forse proprio questo: un invito a saltare oltre il bordo del fumetto, a rischiare di innamorarsi, a perdersi in qualcosa più grande. Un ponte disegnato a mano tra l’effimero e l’eterno.