C’è stato un tempo in cui leggere fumetti significava stendersi sul letto, pancia sotto, con il giornalino tra le mani e il pomeriggio che scorreva lento, scandito dalle sigle dei cartoni e dal profumo del sugo dalla cucina.
Era un tempo fatto di sabati infiniti, biscotti semplici e pagine da rileggere mille volte.
In quel tempo – che oggi chiamiamo per comodità infanzia, ma che allora era il centro stabile dell’universo – esisteva una forma d’arte silenziosa e potente: la striscia.
Non parlo dei supereroi americani né delle saghe a puntate. Parlo delle vignette brevi, capaci di raccontare il mondo in quattro quadratini.
Peanuts, su tutti: conosciuti tramite Snoopy, il mensile da edicola che sembrava un oggetto per bambini ma conteneva già un’altra dimensione.
Quelle strisce non facevano solo sorridere: insegnavano a pensare. Offrivano parole nuove per emozioni antiche.
Più avanti, arrivò Calvin & Hobbes, a dimostrarci che un bambino poteva filosofare, sognare mondi, smontare la realtà con una battuta.
Parallelamente, un’altra mitologia prendeva forma: quella dei giocattoli, delle serie TV, dei cartoni animati pomeridiani.
I Masters of the Universe, Big Jim, le piste elettriche e le confezioni illustrate delle merendine. C’era un’estetica epica in quelle cose. E un’ingenuità che oggi chiamiamo poesia.
Da questo intreccio – l’ironia malinconica delle strisce e l’enfasi colorata dell’eroe muscoloso – nasce oggi Mighty Meow.

Mighty Meow è un gatto. Ma anche un supereroe goffo, un antieroe postmoderno, una creatura che vive nella leggendaria Fussosa, la città dei gatti.
Combatte piccole battaglie quotidiane: il frigo vuoto, la nostalgia, un continuov senso di smarrimento.
Lo fa con un ciuffo biondo, con dignità intermittente e una strana abilità di sbagliare tutto al momento giusto.
Ogni episodio è una striscia autoconclusiva, breve ma densa. Dietro una battuta, spesso si nasconde una riflessione. Dietro un sorriso, un’eco familiare.
Il tratto è semplice, ispirato alle pubblicità vintage, ai giornalini da edicola, ai colori netti degli anni ’80. Non c’è ironia posticcia: c’è un’autenticità quasi infantile, ma mai ingenua.

Mighty Meow non ha un calendario editoriale.
Compare quando vuole. Come certi pensieri che affiorano tra il sonno e la veglia. Come le storie migliori: quelle che non cerchi, ma che ti trovano.
Per questo Spazio1984 lo ospita. Crediamo che ci sia ancora spazio per racconti brevi, affettuosi, imperfetti. Che ci sia ancora bisogno di eroi che non vincono, ma resistono. Che inciampano, si sollevano, si domandano “e adesso?”, proprio come facevamo noi, bambini, leggendo Snoopy con la sensazione confusa che qualcosa ci stesse parlando davvero.
Non è mai troppo tardi per diventare l’eroe stropicciato che da piccoli ci sembrava l’unico possibile.
Mighty Meow e l’equilibrio instabile della quiete apparente
Quando tutto sembra calmo, è lì che si nasconde il caos — spesso sotto forma di una buccia di banana, lasciata strategicamente nel punto esatto in cui passa un eroe distratto.

🥪 Il piano infallibile (circolare) di Mighty Meow
In questa vignetta, Mighty Meow presenta con orgoglio il suo piano per salvare il mondo.

Piano dell’Opera (Felina)
- Mighty Meow #001 (questo)
- Mighty Meow #002 (welcome to felinia)