In principio fu il tubo. Non quello catodico, ma quello delle tubature che si ramificano sotto New York e che, in un giorno qualsiasi degli anni Ottanta, divennero teatro di un’avventura che avrebbe segnato per sempre il mondo del videogaming.
Lì, nel buio di quelle condutture immaginate, nasceva l’epopea di un idraulico baffuto, goffo quanto determinato, che sarebbe stato etichettato per sempre come “Mario”.
Un nome semplice, quasi comune, ma destinato a entrare nel pantheon delle icone pop assieme a Mickey Mouse, Superman e i personaggi dei fumetti più celebri.
Mario, insieme al Nintendo NES, ha incarnato un genere, un’epoca, una rivoluzione audiovisiva che ha restituito al gioco elettronico la dignità della narrazione, dell’arte, della sfida intellettuale e motoria. Questa è la storia di un titolo leggendario, di una console che ha fatto la storia e di un protagonista che ha smesso di essere un semplice pixel per diventare una mitologia personale per milioni di giocatori.
Il debutto: da falegname a idraulico
Prima di essere l’idraulico che tutti conosciamo, Mario era un falegname. Apparso per la prima volta nel gioco arcade “Donkey Kong” del 1981, era etichettato come “Jumpman”.
Un soprannome provvisorio, acerbo, quasi casuale, ma già dotato di una potenza simbolica.
In quel gioco cult, Jumpman non solo saltava barili, ma dava vita a un gameplay che univa tempismo e intuito, dando prova di una giocabilità ipnotica.
Con il passaggio da falegname a idraulico, Mario si adattò al nuovo habitat: i tubi. Da lì l’evoluzione fu naturale, quasi darwiniana.
L’idraulico Mario entrava nei tubi, affrontava tartarughine e creature fantastiche, fino a diventare un’icona globale, capace di superare i confini del Coin-Op e affermarsi nel cuore del videogioco casalingo.
Il NES: la rivoluzione casalinga
Il Nintendo Entertainment System, meglio conosciuto come NES, uscì in Giappone nel 1983 con il nome di Famicom, per poi arrivare negli Stati Uniti nel 1985. Fu l’uscita che cambiò tutto.
La console si presentava come una piccola scatola di potenziale infinito, con cartucce intercambiabili che promettevano mondi diversi.
La cartuccia originale per il NES di Super Mario Bros oggi è considerata rara, soprattutto se si trova in ottime condizioni con scatola e libretto: il suo valore può superare i 10.000 euro su siti come eBay, trasformandosi in un oggetto da collezione, in una reliquia per i devoti del culto Mario.
Ma quanto vale oggi un Nintendo NES? Dipende: un modello funzionante anni ’90 può costare tra i 100 e i 200 euro, mentre un Nintendo del 1985 completo può arrivare fino a 500 euro o più, a seconda dello stato e della presenza di accessori e giochi originali.
Super Mario Bros per NES: l’alba dell’immortalità

Quando nel 1985 Super Mario Bros approda sul NES, tutto cambia. Il gioco, che permette di giocare in due persone nei panni di Mario & Luigi, introduce una triologia (poi espansa) destinata a scolpire le fondamenta del platform.
I livelli – ben 32 – diventano scuola di vita per una generazione. Ogni salto, ogni fungo, ogni tubo diventa una metafora.
Il titolo ha un gameplay semplice ma raffinato, con elementi di design che ancora oggi vengono studiati nei corsi di game design.
Chi è più vecchio tra Mario e Luigi? Mario, ovviamente. È il fratello maggiore e protagonista per antonomasia: più rotondo, più deciso, più universale.
Luigi, l’eterno comprimario, ha dovuto attendere anni per avere finalmente uno spazio suo.
Mario Brothers Inc. e il furgoncino di New York
La leggenda narra che Mario e Luigi lavorassero per la fantomatica “Mario Brothers Inc.”, un’azienda di idraulica con sede nei sobborghi di Brooklyn, presumibilmente fondata da loro stessi in seguito alla carriera avviata come artigiani.
L’iconico furgoncino bianco con il logo rosso – mai mostrato davvero nei giochi ma presente nei cartoni animati americani, nel film cult del 1993 e in diverse trasposizioni fumettistiche – è diventato simbolo di un’identità urbana e operaia che ha contribuito a definire il carattere dei due fratelli. New York, in questa mitologia videoludica, non è solo un’ambientazione implicita: è la metafora del caos moderno, delle sfide quotidiane, dei mondi nascosti sotto la superficie.
I tubi, le condotte, le fogne diventano portali verso universi paralleli, in cui l’idraulico diventa eroe e il quotidiano si fa leggendario.
È questa trasfigurazione mitica della metropoli americana che ha dato a Mario una dimensione globale, fondendo il realismo urbano con l’immaginazione senza limiti del gioco arcade.
Dai fumetti al videogame: l’icona si espande
Mario non è solo videogame. È diventato fumetto, cartone animato, pupazzo, cameo cinematografico e persino mascotte culturale in eventi sportivi e campagne pubblicitarie. La sua forza è audiovisiva, universale, e la sua immagine si è espansa oltre i confini del videogioco tradizionale fino a diventare un simbolo della cultura pop planetaria.
Ha attraversato i media con disinvoltura, mantenendo intatto il suo fascino anche nei momenti di crisi dell’industria.
È riuscito dove altri hanno fallito: non è stato semplicemente etichettato come “gioco per bambini”, ma ha abbracciato ogni fascia d’età, diventando parte dell’infanzia di milioni di persone e, allo stesso tempo, oggetto di nostalgia e culto per gli adulti.
Il paragone con Mickey Mouse non è ardito: entrambi sono archetipi. Mickey è il sogno americano, Mario è l’eroe operaio. Mario rappresenta il lavoratore, l’uomo comune che diventa eroe, colui che combatte non con armi ma con salti, ingegno e cuore.
In un mondo in cui i protagonisti erano mostri, robot, samurai o alieni, Mario era – ed è – uno di noi. Un’icona quotidiana, capace di parlare con tutti, perché incarna la semplicità del gesto e la complessità dell’impresa.
La saga continua: da Super Mario World a Yoshi’s Island
Dopo il NES arrivò il Super Nintendo e con esso la potenza dei 16 bit. “Super Mario World” fu il nuovo inizio, la conferma che Mario poteva adattarsi, evolversi, reinventarsi senza mai perdere la sua essenza.
L’introduzione di Yoshi, la giocabilità migliorata, i livelli più complessi e il design più ricco fecero di quel titolo un altro gioco immortale.
“Yoshi’s Island” ne rappresenta quasi il lato poetico, uno spin-off illustrato come un libro per bambini, ma con una giocabilità da adulti.
Ancora oggi questi titoli vengono citati come modelli perfetti di equilibrio tra sfida, arte e narrazione.
Quanti gettoni per un’emozione?

Quanto costa oggi una Nintendo 1? Ovvero la prima console NES in buono stato, con cavi e almeno un gioco? Anche qui, le aste di eBay variano: si va dai 120 euro fino ai 1000 per console sigillate o bundle completi.
E quanto vale il Nintendo anni ’90? In media, meno di quello del 1985, ma il valore emozionale è incalcolabile.
Lo stesso vale per i giochi. Un gioco completo di scatola e libretto in ottime condizioni può raggiungere cifre sorprendenti.
Le copie sigillate di Super Mario Bros hanno raggiunto anche 1,5 milioni di dollari all’asta: un paradosso contemporaneo, dove l’oggetto più comune della nostra infanzia diventa bene di lusso.
Final Jump: how high can you get?

In un mondo dove tutto cambia troppo in fretta, Mario resta lì, fedele a se stesso. Saltando tubi, affrontando tartarughine, schivando fuoco e tempo.
Il suo universo si è evoluto, è diventato multiplayer, ha abbracciato il 3D, ha flirtato con la realtà aumentata.
Al centro resta sempre quel gameplay puro, quella giocabilità che ti fa dire: ancora una partita. E poi un’altra, un’altra ancora.
Il valore di Mario e del Nintendo NES non sta solo nelle cifre delle aste, ma nel fatto che ancora oggi, in un’epoca dove tutto è iperconnesso e audiovisivo, possiamo inserire una cartuccia nel NES e provare le stesse emozioni di trent’anni fa.
Il tempo non ha scalfito la sua magia: l’ha resa leggenda.