Cosa succede quando metti sotto l’albero una creatura adorabile, ma soggetta a regole arcane che, se infrante, scatenano l’inferno? Succede Gremlins (1984).
Sotto la patina colorata del cinema pop, c’è un classico horror natalizio che ha cambiato le regole del gioco. No, Gremlins non è un film perfetto: è schizofrenico, spigoloso, profondamente indeciso se farci ridere o urlare. Ed è proprio in questo strappo che nasce la sua potenza culturale.
Dietro questo caos controllato ci sono calibri da novanta: Joe Dante, regista punk col cuore da cinefilo, e Steven Spielberg, produttore demiurgo del grande spettacolo americano. Un duo improbabile che ha dato vita a un’opera capace di essere immediatamente memorabile anche all’interno di una trama semplice semplice.
Gremlins è un film che affonda le radici nell’immaginario infantile degli anni ’80. Con il suo equilibrio instabile tra cartone animato e splatter, ha anticipato l’era del meta intrattenimento.
Gremlins (1984) è di fatto un fenomeno estetico, narrativo e socioculturale.
Un progetto a metà tra Spielberg e Dante

C’era una volta un giovane sceneggiatore di nome Chris Columbus, alle prese con un copione che nessuno voleva. Parlava di strane creature che, nutrite dopo mezzanotte, si trasformavano in mostri assetati di caos.
Un’idea grottesca, forse un po’ troppo per l’industria hollywoodiana dei primi anni ’80. Ma non per Steven Spielberg, allora all’apice della sua onnipotenza produttiva. Vede il potenziale e decide di farne un progetto.
A dirigerlo viene chiamato Joe Dante, outsider del cinema mainstream, reduce dai b-movie e da quell’esplosione anarcoide chiamata Piranha.
Dante porta con sé tutto il suo amore per il cinema classico, l’horror anni ’50, i cartoni animati e la satira sociale.
Spielberg lo lascia fare, ma controlla. Nel 1984 nasce Gremlins: un oggetto cinematografico indeciso, come se Tex Avery avesse fatto squadra con George Romero per un film Disney.
Il risultato? Una macchina del tempo schizofrenica che fonde stupore ed emozione, omaggiando il passato mentre vomita sul presente.
Il cuore del film è Gizmo, il gremlin buono – un peluche animato, dolce, dal cuore tenero. Ma basta un errore (e l’errore, nel cinema pop, è la miccia della narrazione) per scatenare una mutazione virale: i gremlins.
Qui Dante si scatena. Filma i Gremlinns come piccoli punk in miniatura: antisociali, autodistruttivi, irresistibili.
Le regole (“non bagnarli”, “non esporli alla luce”, “non dar loro da mangiare dopo mezzanotte”) diventano allegorie sociali travestite da slogan. Come dire: non trasgredire o pagherai il prezzo del desiderio. Ma chi resiste alla tentazione?
Un horror natalizio fuori dagli schemi

Gremlins si impone fin da subito come un insolito classico horror natalizio. Il tono comico (la cittadina perfetta con catene di negozi e concorsi culinari) si incrina con le prime vignette macabre: la confessione di Kate che “Babbo Natale non esiste” è degna di un racconto noir.
Joe Dante dipinge il Natale come una farsa dorata da scardinare; il film dei Gremlins dissacra la festività infrangendo ogni tabù, come quando si vede esplicitamente la tragedia del padre di Kate, morta durante il tentativo di calarsi dal camino.
Questa vena iconoclasta, insieme ai riferimenti satirici all’America degli anni ’80, fa percepire allo spettatore un continuo senso di meraviglia e sgomento.
Il film combina tradizione e ribellione: il Natale bucolico di Miracolo sulla 34ª strada si scontra con la furia di migliaia di diavoletti verdi in una danza demenziale.
Il risultato è un cine-panettone perverso, tanto emozionante quanto dissacrante, dove il pubblico – pur divertito – rimane col fiato sospeso tra risate e panico.
Non bisogna aspettarsi un da cineforum intellettuale: Gremlins è cinema d’intrattenimento puro, al servizio dello stupore, come in un folle spettacolo di fuochi d’artificio.
I Gremlins tra ironia e mix di generi
La vera forza di Gremlins sta nella sua vena ironica e citazionista. Dante studia ogni dettaglio come un finto cinefilo che gioca con i generi: tra videogiocatori in taverna che ballano, gremlins che imbracciano fucili e citazioni di Alien o Wizard of Oz, lo spettatore sorride compiaciuto.
La sceneggiatura ben bilancia battute innocenti e gore smaccato; non a caso, molti critici dell’epoca notarono che, tutto sommato, «Gremlins fu salutato come un altro “E.T.”.
In realtà non lo è. Fa parte di una tradizione del cinema diverso, a livello di grande pubblico rimane “un B-movie sofisticato e arguto”.
Questa definizione di Roger Ebert è illuminante: Gremlins abbatte i confini tra commedia anni ’50 e horror punk. Lo dimostrano i personaggi: dallo sceriffo ridicolo al mangiapreti cinico, i protagonisti hanno una caratterizzazione netta e ironica.
Anche i cattivi – gli stessi gremlins – si comportano come teppistelli alla Mad Max: geniali volti di mostri demenziali che evocano l’estetica punk.
In questo caos ordinato, la trama rimane sorprendentemente piacevole da seguire. Non occorre un’attenta analisi psicologica per apprezzare il film: bastano le regole spezzate, la rivoluzione degli affetti familiari e la tensione grottesca. Eppure, questa semplicità è resa interessante proprio dall’accumulo di dettagli assurdi, che trasformano i Gremlins in una pietra miliare dell’irriverenza cinematografica.
Gizmo e i suoi fratelli

In mezzo a tutto questo caos, Gizmo spicca come il “gremlin buono” per antonomasia. Il povero Mogwai in sé non è un mostro, ma il cuore tenero del film, capace di suscitare stupore e tenerezza. Randall lo chiama Gizmo fin dal loro primo incontro e non a caso il piccolo roditore diventa la vera mascotte.
Grazie al suo design kawaii, Gizmo catturò i cuori degli spettatori ancor prima che le orribili parodie di sé prendessero forma.
In ogni scenadi Gremlins in cui appare Gizmo, il pubblico resta affascinato dalla sua innocenza: il film alterna da subito l’orrore all’incanto con questo esserino dal look immediatamente memorabile.
Ciò che rende credibili i Gremlins è proprio questa dicotomia: sembrano inizialmente adorabili, con occhi grandi da cucciolo di cane e subito dopo si trasformano in parodie di gangster demoniaci.
La caratterizzazione dei Gremlins è magistrale: hanno nomi tipici (Stripe, Lenny, Mohawk) e personalità follemente distinte, come i fan canaglieschi che fanno baldoria nel bar.
L’esperienza visiva ed emotiva del film è molto varia, capace di suscitare meraviglia o brivido in una singola scena.
Il finale al cinema – con i gremlins strillanti tra la folla – rimane scolpito nella memoria degli spettatori. La creatività di personaggi così singolari rende Gremlins immediatamente memorabile nel panorama pop: non è un caso se decenni dopo, al mondo esistono solo due film della saga, entrambi di culto.
Il significato di Mogwai tra mito orientale e pop culture

Nel folklore orientale, la parola mogwai affonda le radici nella mitologia cinese, dove designa creature demoniache o spiritelli maligni.
In cantonese mogwai (魔怪) significa letteralmente “demone” o “spirito malvagio”, esseri soprannaturali considerati portatori di sventure per gli esseri umani.
Non a caso, secondo le leggende cinesi questi spiriti si riprodurrebbero durante la stagione delle piogge – simbolo di prosperità ma anche foriero di caos – analogamente a come i Mogwai di Gremlins si moltiplicano a contatto con l’acqua.
L’uso di un termine così carico di connotati mitologici per battezzare il buffo animaletto protagonista del film non è casuale: lo script di Chris Columbus esplicitò fin da subito il legame nominale tra il tenero Gizmo e l’antica superstizione del “demonio” cinese.
Questa scelta crea un ponte ironico tra Oriente e Occidente, tra il mito e il cinema d’intrattenimento: prendere un cucciolo adorabile e dargli un nome che evoca spettri e diavoli è il primo indizio di quella miscela di innocenza e malizia che rende Gremlins così interessante e immediatamente memorabile al pubblico degli anni ’80.
Del resto, il film stesso si apre in una Chinatown avvolta nel mistero, quasi a suggerire che dietro ogni “adorabile mostriciattolo” si nasconde un racconto antico, una storia pronta a essere riscoperta sotto una nuova luce pop.
Dal caos alla quiescenza: sequel e curiosità
L’epilogo di Gremlins lascia il campo aperto a un sequel, che arriverà nel 1990 con il titolo Gremlins 2 – La nuova generazione.
Nel frattempo si è fatta strada la leggenda dietro la parola “gremlin”: nel film Daddy Randall fa pronunciare che erano «diavoletti d’Oriente» che sabotavano gli aerei alleati. In verità, la tradizione britannica li descrive come «creature mitologiche di natura malvagia» capaci di sabotare ogni tipo di apparecchiatura, un concetto ripreso dal folklore della RAF durante la Seconda guerra mondiale.
Nel sequel, la regola della luce e dell’acqua è ancora in vigore: tutti i gremlins bagnati che cercano di fuggire vengono folgorati quando liberano un gremlin fatto di pura elettricità – così tutti i mostriciattoli zuppi d’acqua muoiono folgorati, salvando gli abitanti.
Dal punto di vista pratico, la saga dei Gremlins conta due soli film (più una serie prequel animata del 2023).
Mogwai e Gremlins nell’universo pop – tra joystick e note post‑rock
Nel tempo, le creature di Gremlins – sia i teneri Mogwai che i loro scatenati alter‑ego – hanno oltrepassato lo schermo per diventare simboli onnipresenti nella cultura pop.
È sorprendente come un pupazzetto natalizio sia diventato stimolo creativo per indie band, videogame, merchandise e persino serie animate.
🖤 Mogwai: la band e il post‑rock cult
Nel 1995 un gruppo scozzese post‑rock scelse come nome Mogwai in omaggio alle creature del film. Anche se scelto abbastanza casualmente, una volta affibbiatolo, il moniker è diventato parte integrante della loro identità musicale: sonorità atmosferiche, distorsioni trasognanti e lunghe evoluzioni dinamiche che campano di tensione e calma.
Questa dualità tra leggerezza popolare (il richiamo a un cult film) e intensità sperimentale rispeccia in parte il dualismo Mogwai/Gremlins – candore e caos.
La band ha sempre rifiutato etichette («non piace chiamarci post‑rock» UnwinnableInside + Out Upstate NY), preferendo una vena punk‑accidentale, un po’ come Gizmo che sfugge al gregge.
Dopo vent’anni i Mogwai suonano ancora con spirito anarchico sui palchi di Glasgow e Londra.
👾 Videogiochi: da Atari al mondo digitale moderno
Già nel 1984, Atari sviluppò il primo gioco Gremlins per Atari 2600 e Atari 5200: un arcade action a schermate ispirato al film originale.
Negli anni 2000 e 2010 sono usciti titoli come Gremlins: Unleashed! per Game Boy Color (2001) e Gremlins Gizmo per Wii e DS (2011), entrando nell’immaginario di intere generazioni.
Ancora oggi, l’eco del franchise si fa sentire: Gizmo e Stripe sono personaggi giocabili in Lego Dimensions (2016), Space Jam: A New Legacy (2021) e perfino nel picchiaduro MultiVersus (2022) – segno che il progetto cinematografico rimane fonte di ispirazione pop anche nei mondi interattivi.
🌟 Eredità pop e apparizioni cameo
Oltre a videogame, peluche, pupazzi NECA e merchandising natalizio, i Gremlins appaiono come cameo ovunque: in spot come quello per Mountain Dew (2021), in serie animate e pubblicità, persino in film come The Lego Batman Movie (2017).
I Gremlins fungono da parodia tragicomica, continuando a generare stupore e tenerezza (a volte contemporaneamente).
Un classico dell’horror d’autore

A oltre quarant’anni dall’uscita, Gremlins rimane interessante proprio perché mescola nostalgia e modernità, commedia da avanspettacolo e horror d’autore. Pur non essendo un film perfetto – alcuni stacchi sono visibili e talvolta il ritmo rallenta – non si può negare che ogni casino combinato dai mostri risulti piacevole da seguire, regalando momenti di autentico divertimento e disgusto.
Il tono irriverente e il mood pop conferiscono al film un valore di intrattenimento puro, quasi punk, che fa ridere e rabbrividire.
Gremlins è più di una semplice pellicola natalizia del 1984: è un’esperienza di cinema d’intrattenimento che si prende gioco delle regole del genere continuando a scatenare stupore ed emozione a distanza di tempo.
Chi ha scoperto Gremlins da bambino ne conserva una traccia indelebile, mentre chi lo guarda per la prima volta oggi non può che riconoscergli l’aura di un cult.
Gremlins resta contro ogni apparenza, il film delle feste che non ti aspetti: tra gag violente e magiche sorprese, questa pellicola conferma che nel cinema – anche se “non è un film perfetto” – l’imperfezione stessa può diventare leggenda.