Quando Eiichirō Oda iniziò a disegnare “One Piece” nel lontano 1997, pochi avrebbero immaginato che il manga sarebbe diventato uno degli anime più popolari al mondo, capace di conquistare milioni di fan e di espandersi su piattaforme streaming come Netflix con centinaia di episodi.
Una parte essenziale del successo di questo manga è la sua capacità di attingere, spesso sottilmente, agli anni ’80: un’epoca d’oro che ha dato origine a molti degli stilemi narrativi e visivi tutt’oggi fondamentali.
Dragon Ball: il papà Anni ’80 di One Piece

Se esiste un’opera che ha acceso la fiamma da cui è poi scaturito One Piece, quella è senza dubbio Dragon Ball.
Eiichirō Oda non ne ha mai fatto mistero: il manga di Akira Toriyama è stato la sua fonte d’ispirazione principale.
Il legame va ben oltre la semplice ammirazione: è un’eredità tematica, narrativa e visiva che Oda ha raccolto e reinventato con fedeltà e irriverenza.
Entrambe le opere condividono una struttura modulare fatta di saghe, ciascuna con un nuovo mondo, nuove regole, nuovi nemici e nuove amicizie.
Dragon Ball e One Piece mettono al centro un eroe ingenuo e potentissimo: Goku e Luffy, due spiriti liberi che sembrano bambini cresciuti nel corpo di semidei. La loro forza non deriva solo dall’allenamento, ma dalla determinazione, dalla curiosità e da una fiducia incrollabile nei legami.
Anche graficamente, lo stile rotondo, dinamico e quasi gommato dei personaggi di One Piece è figlio diretto del segno toriyamesco: occhi grandi, denti esagerati, sproporzioni comiche che diventano poetiche nella loro assurdità.
Comicità e il tragedia convivono a braccetto e le battaglie sono animate da coreografie più simili a quelle dei videogiochianni ’80 che a conflitti realistici.
Le analogie vanno oltre: il senso di meraviglia costante, l’assenza di cinismo, la trasformazione continua del corpo e dell’identità, il ritmo serrato e sincopato delle vignette, la presenza di mentori eccentrici, robot buffi, animali parlanti e colpi speciali urlati a gran voce.
One Piece è Dragon Ball con l’oceano al posto delle nuvole, le ciurme al posto dei tornei e i Frutti del Diavolo al posto delle trasformazioni. Ma lo spirito è lo stesso: avventura, amicizia, libertà.
È per questo che One Piece è il vero erede degli anni ’80.
Quanti anni ’80 ci sono in One Piece?

Dimenticate gli omaggi velati o le citazioni dirette: gli anni ’80 scorrono nelle vene di One Piece come Grand Line scorre tra le isole. È un magma creativo che prende forma nei costumi, nei poteri, nei ruoli archetipici e soprattutto nello spirito dell’opera.
L’estetica teatrale dei personaggi, il gusto per l’esagerazione, il culto dell’amicizia virile, la compresenza di comicità surreale e pathos eroico sono tutte caratteristiche derivanti da un decennio che ha rivoluzionato l’animazione.
Tra i personaggi che più trasudano anni ’80 troviamo Franky, il cyborg dalla posa sempre teatrale e dal look che pare uscito da un incrocio tra un Transformer e un rockabilly. Con i suoi gadget ipertecnologici, i pantaloncini sgargianti e le battute da wrestler, Franky è figlio diretto della cultura anime pop mecha e delle mascotte muscolari à la Mr. T.
Brook è il perfetto emissario della vena dark-comedy che animava molte serie anni ’80. Il suo aspetto scheletrico e il gusto per la battuta grottesca lo rendono un discendente ideale di personaggi come Fantaman (Skull Man), il villain stilizzato della serie omonima trasmessa anche negli anni ’80, o come il demone scheletrico apparso regolarmente nella serie animata “The Real Ghostbusters”. Non è difficile nemmeno intravedere echi di Skeletor, il nemico storico dei Masters of the Universe, con il suo carisma teatrale e la sua comicità involontaria.
Boa Hancock richiama l’estetica e la fierezza delle eroine shojo degli anni ’80. Con il suo orgoglio da imperatrice e la sua bellezza irraggiungibile, riecheggia protagoniste come Oscar de Jarjayes o le sorelle Kisugi di “Cat’s Eye”: belle, pericolose, inaccessibili.
Poi c’è Zoro, con il suo codice d’onore e la determinazione implacabile, che pare scolpito nel marmo degli eroi shōnen di fine anni ’80, tra un Hyoga e un Jotaro. Il suo silenzio è più loquace di mille discorsi.
Per questo lo abbiamo deciso di intervistarlo.
Zoro risponde – intervista esclusiva

Incontrare Zoro non è stato facile. Quando siamo arrivati alla Sunny, era in cima all’albero di prua, intento a dormire o a meditare — non ne siamo ancora certi.
Rufi era sparito per un ponte lungo (probabilmente da qualche parte con una montagna di carne), così Sanji ci ha portato del tè.
Nel frattempo Brook stava strimpellando qualcosa in lontananza, mi sembrava il tema della cantina di Star Wars, ma non ne sono troppo sicuro.
Finalmente, dopo averci squadrato con il suo occhio buono, Zoro ha accettato di rispondere a qualche domanda.
Domanda: Come va, Zoro? Hai un sakè preferito in questo periodo?
Zoro: Bene. Finché ho una spada e del sakè, va sempre bene. Di recente mi piace uno di Wano: forte, ruvido, con un retrogusto che ti colpisce come un pugno. Ottimo.
Domanda: Che ne pensi di Guerre Stellari?
Zoro: Ho visto quello con i samurai spaziali e il padre mascherato. Il tipo con la spada rossa è interessante. Ma troppe chiacchiere. Io preferisco i duelli veri.
Domanda: Collezioni qualcosa? Lego, per esempio?
Zoro: (ci guarda come se avessimo chiesto se ama la matematica) No. Solo lame. E forse bottiglie vuote.
Domanda: Ti piacerebbe avere Jack Black nella ciurma?
Zoro: Chi è Jack Black?
Domanda: Un tipo simpatico. Canta. Recita. Fa casino.
Zoro: Se sa combattere e non si mette in mezzo, perché no? Ma se rompe troppo le scatole, lo butto giù dalla nave.
Domanda: Zoro, come percepisci l’influenza degli anni ’80 nella tua figura?
Zoro: (silenzio riflessivo, lo sguardo rivolto verso il mare) Non mi occupo molto di estetica, ma ho notato che molti spadaccini prima di me avevano questa tendenza all’esagerazione stilistica. I mantelli svolazzanti, le pose teatrali, il pathos nelle sfide… tutto questo faceva parte di un certo immaginario. Forse l’ispirazione è arrivata da lì, dal desiderio di superare costantemente i propri limiti, come facevano gli eroi di una volta. A me non interessano le mode, ma se combattere con tre spade fa pensare a un anime anni ’80, allora va bene così.
Domanda: Ci sarà mai fine alla vostra avventura?
Zoro: (sorride appena) Oda-sensei dice che siamo vicini, ma credo che l’avventura sia infinita per chi la vive. Quando raggiungeremo la fine, scopriremo che in realtà era solo l’inizio di qualcos’altro. In mare aperto, non esistono linee d’arrivo.
Domanda: Sai quanti episodi e stagioni avete realizzato finora?
Zoro: Non tengo il conto, ma credo circa 1100 episodi. E stagioni? Beh, Netflix ha perso il conto! L’importante è che ogni nuova puntata ci porti più vicino alla verità… o almeno a una buona bottiglia di sakè.
Domanda: Quando finirà ufficialmente “One Piece”?
Zoro: Si vocifera il 2027, ma con Oda non si sa mai. Ha sempre un’altra isola da esplorare, un altro segreto da svelare. Fino a quando avrò fiato per sollevare una spada, non mi preoccuperò della fine.
Domanda: Ma tu hai capito alla fine che cosa è il One Piece? E avrà a che fare con gli anni ’80?
Zoro: (ride) Se lo sapessi, forse non sarei qui a combattere. Ma ho una sensazione… qualcosa che ha a che fare con il passato, con un’epoca che tutti credevano perduta. Non mi stupirebbe se fosse qualcosa di legato a quel tempo in cui i sogni erano più grandi delle navi e la libertà più importante del potere. Ma se devo essere sincero, una volta ho pensato che fosse una gigantesca collezione di vinili, oppure un robot anni ’80 grande quanto un’isola. Ma poi ho capito che era troppo complicato da spiegare. Forse è solo qualcosa che farà ridere Rufi come non ha mai riso prima. E se c’entra qualcosa con gli anni ’80, magari sarà dorato, rumoroso e pieno di nostalgia. O magari… sarà solo una bottiglia di sakè molto, molto vecchia.
One Piece: una ciurma nostalgica che guarda al futuro
“One Piece” dunque può anche essere vito come un grande omaggio al patrimonio culturale degli anni ’80.
Attraverso citazioni stilistiche sottili e ben strutturate, Oda riesce a mantenere un equilibrio perfetto fra novità e nostalgia.
One Piece non è soltanto un manga o un anime: è una piattaforma ideale per riscoprire un’intera epoca di creatività sfrenata e narrativa vibrante. Per questo abbiamo raccolto un glossario di 50 voci a dimostrarecome l’immaginario degli anni ’80 abbia plasmato in profondità il mondo di One Piece.
Il Glossario Anni ’80 di One Piece

- Monkey D. Luffy — Influenza: Goku (Dragon Ball)
Fonte: dichiarazione diretta di Eiichirō Oda (SBS Vol. 4 e Jump Ryu!). Luffy condivide con Goku l’ingenuità, la fame cronica e il desiderio di superare ogni limite. Anche lo stile grafico di Oda nei primi volumi richiama le linee rotonde e dinamiche di Akira Toriyama. - Franky — Influenza: anni ’80 USA, Mr. T e mecha show giapponesi
Fonte: SBS Vol. 45. Il look di Franky è ispirato al wrestler/attore Mr. T (collane, muscoli, pantaloni eccentrici) e al design dei robot anni ’80 come Getter Robot e Transformers. Il taglio di capelli cambia come un action figure retrò. - Brook — Influenza: Skeletor, Fantaman e rock anni ’80
Fonte: dichiarazione SBS Vol. 47 + interviste a staff Toei. Brook è uno scheletro con afro e chitarra: un mashup tra Skeletor (Masters of the Universe), lo scheletro nero di Fantaman e le rockstar glam-metal degli anni ’80 tipo Slash dei Guns N’ Roses. - Buggy il Clown — Influenza: clown horror anni ’80, Tim Curry in IT
Fonte: Interviste a Toei. La sua comicità grottesca ricorda Pennywise (film del 1990 ma basato sul romanzo ’86), ma anche certi villain ridicoli dei cartoni occidentali anni ’80 come i nemici di He-Man o Jem. - Donquijote Doflamingo — Influenza: estetica fashion anni ’80 e yuppie villain
Fonte: analisi di character designer One Piece (2013). Il rosa, gli occhiali, l’ego iperbolico ricordano Gordon Gekko (Wall Street) e altri cattivi patinati del cinema anni ’80. - Boa Hancock — Influenza: femme fatale anni ’80, Dynasty e Cat’s Eye
Fonte: Interviste Oda + estetica comparata. Bellezza fredda, dramma personale, outfit eleganti: è un mix tra le eroine shojo anni ’80 e Alexis di Dynasty. - Enel (Ener) — Influenza: Prince e Michael Jackson
Fonte: analisi stilistica fans + interviste non ufficiali. Il look di Enel (topless, pantaloni larghi, gioielli vistosi) e il suo modo di muoversi ricordano l’iconografia live-action anni ’80 di Prince e MJ (era Bad). - Zoro — Influenza: Goemon (Lupin III) + samurai silenziosi anni ’80
Fonte: SBS Vol. 3 + Intervista Oda (Color Walk 1). L’uso della spada e il silenzio determinato richiamano archetipi come Goemon e Ryu di Street Fighter. - Sanji — Influenza: Ryo Saeba (City Hunter)
Fonte: SBS Vol. 68. Galanteria esagerata, stile alla moda, fumatore incallito: Sanji è la parodia dello stile da playboy anni ’80 tipico di Ryo Saeba. - Usopp — Influenza: Ataru Moroboshi (Urusei Yatsura)
Fonte: SBS Vol. 38. Codardo, bugiardo, con un cuore d’oro. Il suo ruolo comico e narrativo è identico ad Ataru, protagonista cult degli anime umoristici anni ’80. - Tony Tony Chopper — Influenza: animaletti antropomorfi anni ’80 e Creamy Mami
Fonte: Oda ha dichiarato di amare le trasformazioni magiche nei manga per bambini (SBS Vol. 17). Chopper, con le sue molte forme e aspetto kawaii, rievoca mascotte trasformabili come quelle di Creamy Mami o Maple Town. Anche il contrasto tra dolcezza e forza è un classico anni ’80. - Nico Robin — Influenza: donne misteriose e colte come Maya (Glass no Kamen)
Fonte: analisi fans + dichiarazioni Oda su archetipi femminili (SBS Vol. 33). Robin è un personaggio da melodramma intellettuale tipico dello shojo anni ’80: colta, tragica, elegante, segnato da un passato violento e dalla conoscenza proibita. - Impel Down — Influenza: dungeon a livelli tipici degli anime dark fantasy anni ’80
Fonte: struttura simile a quella di Saint Seiya (Inferno), Devilman o videogiochi arcade dell’epoca (come Rygar o Ghosts’n Goblins). Ogni piano ha regole proprie, boss grotteschi e un’aura da incubo disegnato. - Shirahoshi — Influenza: principesse shoujo anni ’80 come Lady Georgie o la Principessa Zaffiro
Fonte: estetica e carattere. È una figura innocente, sensibile, ma anche tragicamente responsabile di un grande potere. Il parallelismo è chiaro con le eroine tragiche dai poteri latenti che popolavano gli shojo anime di quegli anni. - Marineford War — Influenza: battaglie corali alla Gundam Z / Macross / Ken il Guerriero
Fonte: struttura della saga e design delle divise. Lo scontro finale ricorda le guerre cosmiche degli anni ’80, dove l’eroismo individuale si fonde con strategie militari e sacrifici epici. L’ingresso di Shanks alla fine ricorda l’entrata di Char o Raoh. - Going Merry — Influenza: veicoli animati antropomorfizzati come in Future Boy Conan
Fonte: dichiarazione di Oda in un’intervista del 2002. Il design affettuoso della nave e la sua relazione emotiva con l’equipaggio ricalcano le atmosfere degli anime avventurosi e malinconici degli anni ’80. - Thousand Sunny — Influenza: veicoli super-deformed anni ’80, gadget alla Doremì e macchine di YattamanFonte: struttura modulare e presenza di robot e sottomarini in miniatura. Evoca la logica trasformabile dei giocattoli anni ’80, delle basi segrete delle serie super sentai e dei veicoli assurdi e fantasiosi visti in Yattaman (1977–1983, in replica negli anni ’80), dove ogni mezzo aveva funzioni surreali e trasformazioni teatrali degne della Sunny.Ener (Enel) — Influenza estetica: Raoh + elementi di Prince + estetica egizio-futuristica
Fonte: fanbook e analisi di Oda. L’arroganza, il culto personale, la posa da dio e il mix tra futuro e sacro ricordano villain anni ’80 come Raoh di Hokuto no Ken e i look da palco di Prince. - Baroque Works — Influenza: organizzazioni numeriche come Cobra Unit di Metal Gear ispirata ad anime anni ’80
Fonte: il codice numerico dei membri richiama la logica dei cartoni anni ’80 con team ordinati per rango, come Gattiger o Gatchaman. I design individuali sono esagerati, caricaturali e iconici. - Shiki il Leone Dorato — Influenza: villain anni ’80 da film animati cinematografici come Captain Harlock e Space Adventure Cobra
Fonte: Oda ha dichiarato in interviste che Shiki era un omaggio al cinema animato giapponese epico. Il suo design e la sua teatralità ricordano i nemici barocchi di quegli universi. - Perona — Influenza: gotico kawaii e fantasmi anni ’80 alla Sally la Maga / Creamy Mami
Fonte: il design gotico-lolita di Perona è ispirato alle maghette e ai personaggi “spiritosi” degli anni ’80 con poteri buffi e fantasiosi. I suoi fantasmini ricordano mascotte di prodotti da merenda anni ’80 e personaggi da anime Toei. - Dellinger — Influenza: moda Tokyo anni ’80 + lottatori di kickboxing
Fonte: il costume da combattimento di Dellinger è ispirato alla moda Harajuku anni ’80, con tinte accese e ambiguità sessuale. Il look richiama le tute da wrestler giapponesi del tempo. - Sabo — Influenza: amico perduto alla Touch + romanticismo anni ’80
Fonte: la struttura narrativa dell’infanzia di Luffy, Ace e Sabo richiama drammi come Touch (Mitsuru Adachi), dove il personaggio scomparso ritorna come mito vivente. - Carrot — Influenza: bunny girl e magical girl anni ’80 (Dirty Pair, Creamy Mami)
Fonte: coniglietta agile e trasformista, Carrot ha un’estetica da ragazza combattente in stile Dirty Pair o da mascotte trasformabile in stile Mahō no tenshi Creamy Mami. - Pedro — Influenza: antieroi tragici in stile Baldios o Casshern
Fonte: personaggio adulto, segnato dal destino, con un passato drammatico e spirito di sacrificio. Tipico dei protagonisti cupi delle serie sci-fi anni ’80. - Iceburg — Influenza: tecnocrati positivi anni ’80 come Daisuke di Patlabor
Fonte: sindaco-ingegnere, occhiali, ruvido ma buono. Ricorda gli eroi tecnici di anime in cui l’umanità era salvata da chi sapeva costruire e mantenere macchine. - Vegapunk — Influenza: mix tra Doc Brown di Ritorno al Futuro e il Dr. Slump di Toriyama
Fonte: genio bizzarro, con mille versioni di sé. Il look e il concetto richiamano i personaggi eccentrici da commedia scientifica anni ’80. - Queen — Influenza: rock anni ’80 + villain da wrestling cartoon
Fonte: fisico esagerato, movenze da showman, microfono incorporato: Queen sembra uscito da un incrocio tra una rock band visual kei anni ’80 e i personaggi da WWF Rock ‘n’ Wrestling. - Trafalgar Law — Influenza: antieroi estetici come Black Jack (Tezuka) e Cobra
Fonte: medico fuorilegge, cool, silenzioso, coatto al punto giusto. L’estetica e il carisma ricordano personaggi glam-dark degli anni ’80. - Urouge — Influenza: monaci-guerrieri mistici anni ’80 (come quelli di Dunbine e Ideon)
Fonte: enorme, sorridente, spirituale: la figura del monaco combattente, marginale ma potentissimo, era frequente negli anime filosofici del decennio. - Laboon — Influenza: animali emotivi in storie malinconiche stile Galaxy Express 999
Fonte: balena che piange, che aspetta, che canta. La poetica alla Leiji Matsumoto è evidente: il sentimento semplice reso epico. - Rebecca — Influenza: eroine tragiche degli shojo anni ’80 come Lady Oscar e Georgie
Fonte: giovane donna costretta a combattere, con un passato familiare doloroso e un padre idealizzato. Il suo arco narrativo richiama le grandi epopee romantiche e sofferte degli shojo classici. - Foxy — Influenza: game show anni ’80 e personaggi da varietà giapponesi
Fonte: l’intera saga del Davy Back Fight ricalca l’assurdità e l’estetica esagerata dei giochi a premi TV anni ’80. I costumi e i colori sono tipici della comicità televisiva di quell’epoca. - Big Mom (Charlotte Linlin) — Influenza: villain cartoon occidentali anni ’80 come Ursula de La Sirenetta e i cattivi di Jem
Fonte: il design grottesco, la risata spaventosa e il potere musicale e alimentare evocano cattivi teatrali e barocchi delle produzioni americane anni ’80. - Charlotte Katakuri — Influenza: rivali cool anni ’80 in stile Vegeta e Jagi di Hokuto no Ken
Fonte: silenzioso, potente, esteticamente impeccabile, inizia come nemico ma conquista rispetto e si umanizza. Struttura narrativa tipica del decennio. - Hody Jones — Influenza: razzismo ideologico nei villain di fantascienza anni ’80
Fonte: come molti antagonisti dei film sci-fi anni ’80, è ossessionato da un’idea distorta di purezza e odio, in modo analogo ai villain di X-Men o V. Il design fisico è ispirato a pesci delle serie tokusatsu. - Fukaboshi, Ryuboshi, Manboshi — Influenza: cantanti pop giapponesi anni ’80 (idol group)
Fonte: trio musicale, look appariscente e nome giocoso. Struttura parodica tipica di idol group come Shibugakitai o Hikaru Genji. - Kuzan (Aokiji) — Influenza: poliziotti cool del cinema anni ’80 (Beverly Hills Cop, Cobra)
Fonte: occhiali da sole, bicicletta, modi rilassati, potere devastante. Rappresenta il poliziotto controcorrente e riluttante tipico del cinema USA di quegli anni. - Kizaru — Influenza: yakuza pop giapponesi e slow villain surreali
Fonte: parlata lenta, pose assurde, occhiali gialli. Il personaggio è un omaggio dichiarato all’attore giapponese Kunie Tanaka, star di film yakuza anni ’70-’80. - Akainu — Influenza: villain militari e spietati da film di guerra anni ’80
Fonte: ideologia assolutista, tono rigido, pugno di ferro. Ricorda i generali folli di film come Full Metal Jacket e Platoon, ma con un’estetica alla Godzilla. - Punk Hazard — Influenza: fabbriche tossiche e scenari da disastro nucleare
Fonte: l’isola divisa in ghiaccio e fuoco e contaminata dalla scienza ricorda gli incubi post-Chernobyl e gli scenari distopici di Akira o Venus Wars. - Buster Call — Influenza: bombardamenti devastanti come in Macross e Gundam 0083
Fonte: l’attacco militare distruttivo e impersonale evoca gli armageddon tecnologici e le operazioni di sterminio presenti nei finali tragici degli anime mecha anni ’80. - Shanks — Influenza: mentori carismatici alla Char Aznable (Gundam) e Cobra
Fonte: carisma silenzioso, look iconico con mantello e cicatrice, pacifismo enigmatico: Shanks ricorda le figure ambigue e leggendarie tipiche dei leader anni ’80. - Dracule Mihawk — Influenza: spadaccini solitari alla Vampire Hunter D e Goemon
Fonte: estetica dark, movenze eleganti, spada smisurata. L’iconografia richiama i guerrieri gotici e silenziosi delle serie dark fantasy giapponesi anni ’80. - Bartholomew Kuma — Influenza: cyborg tragici in stile Cyborg 009 e Terminator
Fonte: combattente trasformato in macchina contro la propria volontà, silenzioso e malinconico. L’idea del corpo corazzato al servizio del potere è comune agli anime e film distopici anni ’80. - Nojiko — Influenza: sorelle mature e combattive delle serie per ragazze
Fonte: come Yukari in Glass no Kamen o Kaoru in Touch, è una figura affettuosa ma indipendente, segnata da responsabilità familiari e ruoli adulti precoci. - Jango — Influenza: disco, Michael Jackson e anime comici di fine anni ’80
Fonte: il look con cappello e occhiali, i passi di danza ipnotici e la comicità slapstick ricordano la fusione tra Moonwalker e personaggi di serie come Akazukin Cha Cha o Kiteretsu. - Bellamy — Influenza: bulli americani anni ’80 come Biff Tannen (Ritorno al Futuro)
Fonte: sbruffone, prepotente, con un potere rumoroso e inutile. Bellamy è costruito come il classico rivale da high school movie o commedia d’azione. - Ryuma — Influenza: samurai non morti alla maniera di anime horror storici e cinema giapponese d’epoca
Fonte: protagonista del one-shot Monsters di Oda ispirato ai racconti di spiriti e samurai erranti. Il suo ritorno in forma zombificata richiama Kaidan e Yōkai Daisensō. - Hiriluk — Influenza: scienziati eccentrici dal cuore d’oro alla Tezuka
Fonte: medico folle, idealista e poetico, morente ma sorridente. Figure simili compaiono spesso in Astro Boy, Hi no Tori o Black Jack, opere che hanno influenzato Oda. - Oars (e Little Oars Jr.) — Influenza: giganti tragici e sensibili da fiabe animate e robottoni anni ’80
Fonte: creature enormi ma dal cuore infantile, in lotta per proteggere amici o eredità familiari. Ricordano Daitarn 3 e Il gigante di ferro (riferito al concept, anche se posteriore).