Il futuro è già qui.
Olivetti
Negli anni ’80, questa frase non era solo uno slogan pubblicitario: era una dichiarazione d’intenti. Un’epoca in cui si guardava avanti con fiducia, in cui la tecnologia sembrava promettere possibilità infinite, in cui l’innovazione non faceva paura ma accendeva l’immaginazione.
Erano gli anni in cui il personal computer entrava nelle case, i primi telefoni cellulari iniziavano a cambiare il modo di comunicare e l’idea di un mondo interconnesso non era più solo fantascienza.
Ma se gli anni ’80 avevano lo sguardo rivolto al futuro, non dimenticavano di sognarlo. E in quei sogni, lo spazio era ovunque.

Era nei cartoni animati giapponesi, con Capitan Harlock che solcava le galassie con la sua Arcadia, Daitarn 3 e le sue battaglie contro i meganoidi, Gundam che trasformava lo spazio in un campo di guerra epico e drammatico.
Era nei film e nelle serie TV, con Star Wars che continuava a ridefinire il concetto di avventura, Il ritorno dello Jedi che chiudeva un’era, Dune che portava la fantascienza a un altro livello, Star Trek che insegnava a credere nell’esplorazione e nel futuro.

Era nei giocattoli, con le collezioni LEGO Spazio, che permettevano di costruire basi lunari, navette e mondi alieni, e i Playmobil Spazio, con astronauti e veicoli pronti a decollare verso l’ignoto.
Era nei videogiochi, che ci portavano direttamente tra le stelle, dentro astronavi e galassie lontane:
- Elite, il primo vero simulatore spaziale, un universo intero da esplorare con un’astronave e infinite possibilità;
- Space Invaders, che ci faceva combattere contro un’invasione aliena con pochi pixel e tanta adrenalina;
- Zaxxon, con la sua prospettiva isometrica e i combattimenti tra caccia futuristici.
- Galaga, Gyruss, Buck Rogers: Planet of Zoom… ovunque guardassi, c’era un joystick che ti permetteva di pilotare una navicella tra stelle e nemici alieni.

E poi c’erano gli eventi, le idee, l’energia di un’epoca che voleva costruire qualcosa di nuovo e positivo:
- Il volo dello Shuttle: lo spazio non era più solo un sogno, ma una realtà sempre più vicina;
- La rivoluzione digitale: l’arrivo dei computer personali che trasformavano il futuro in presente;
- La musica che rompeva gli schemi: dal rock epico dei Queen alla new wave dei Depeche Mode, tutto sembrava una dichiarazione di libertà;
- Il cinema che insegnava a credere nei sogni: Ritorno al Futuro ci faceva immaginare di viaggiare nel tempo, Blade Runner ci poneva domande sul nostro futuro, I Goonies ci ricordavano che l’avventura era ovunque;
- Il crollo dei muri: anche se sarebbe avvenuto alla fine del decennio, gli anni ’80 erano già pieni di un’energia nuova, della sensazione che il mondo potesse cambiare per sempre.
Con Spazio 1984 voglio ricreare quell’atmosfera sospesa tra sogno e memoria, un luogo in cui fermarsi un attimo e lasciarsi attraversare da immagini, suoni e idee che continuano a riecheggiare nel nostro tempo.
Non voglio ricreare un museo, ma una traiettoria aperta, un’orbita che continua a girare. Certe emozioni non si archiviano, accompagnano le nostre vite, pronte a illuminarsi appena qualcuno le sfiora.
Fumetti Imperdibili
- Avengers: Doomsday
- Batman: la sua storia negli Anni ’80
- Daredevil: Born Again
- Dragon Ball
- One Piece e i riferimenti agli Anni ’80
Menate varie
Musica 1989
- 1989: l’anno in cui nacque il Cocoricò
- City Pop
- David Gilmour & Kate Bush
- Disco Hits del 1984
- Franco Battiato e Alice all’Eurovision del 1984
- Joy Division
- New Order
- Talking Heads – “Remain in Light”
- Tears for Fears
- The Cure
- The Smiths
- Van Halen “1984”
- Vasco Rossi: le frasi più iconiche
- Wham
- Whitney Houston: I Wanna Dance With Somebody
Office 1984
Sci-Fi 1980
- 1984 di Orwell: di cosa parla
- 1984: la Neolingua
- 1984 di Orwell: Julia di Sandra Newman
- 5 Serie-TV che hanno reinventato la Fantascienza
- Black Mirror Vs Ai Confini della Realtà 85
- Masters Of The Universe
- Spazio 1999: Base Lunare Alpha
- Spazio, ultima frontiera…
La cosa strafica della pubblicità dell’Olivetti è che hanno usato il doppiatore di HAL9000.
Ecco perché aveva quell’atmosfera così distinta e inquietante allo stesso tempo! Ora mi immagino la macchina da scrivere che dice: ‘Mi dispiace, ma non posso scriverlo Dave’ 🤣